Dioma lancia il concorso per due borse di studio in memoria del fondatore Leonardo Martini. Destinatari gli studenti delle classi 4^ e 5^ dell’ITIS Rossi.
Dioma, in memoria al suo fondatore Leonardo Martini scomparso quattro anni fa, ha istituito due borse di studio da assegnare ai migliori studenti nelle materie ad indirizzo meccanico delle classi 4^ e 5^ dell’ITIS Rossi di Vicenza.
L’impresa vicentina, che nel 2017 ha celebrato i 50 anni di attività e segna anche nel 2018 una crescita del fatturato, va così ad unire questo progetto ai corsi di formazione sulla responsabilità e sostenibilità d’impresa tenuti in azienda, entrambe iniziative che hanno l’obiettivo da un lato di far crescere il proprio personale e dall’altro di premiare i giovani che mostrano interesse per il mondo della meccanica.
“Per onorare lo stile di un imprenditore di poche parole, mai banali, parole misurate e mai fuori luogo – spiega Cristina De Rosso che oggi è a guida l’azienda -, ho ritenuto che fosse la cosa più giusta ricordarlo attraverso i giovani, istituendo due borse di studio alla sua memoria proprio in occasione dell’anniversario della sua scomparsa avvenuta quattro anni fa. Due borse di studio che vadano a premiare i due studenti, uno di 4^ e uno di 5^, che rappresentino l’eccellenza nella meccanica che è stata il filo conduttore dell’intera vita di Leonardo Martini. Ho lavorato con lui per 30 anni e abbiamo messo insieme le nostre energie, la sua esperienza e la mia voglia di conoscere. Leonardo Martini era un uomo eccezionale in talune cose, del tutto comune in altre. Era un uomo capace di ribellioni forti per difendere le sue convinzioni e si difendeva con le sue armi, il realismo, la verità, la lealtà. Da noi collaboratori pretendeva tanto e spesso lo faceva in modo brusco; i suoi richiami, anche ad alta voce, sono stati un tratto del suo modo di essere, un modo per dare spazio ai giovani, trasferire loro responsabilità e competenze, che ha permesso a me e ai miei colleghi di crescere. Provava rabbia e sdegno per l’ignoranza, proprio come poi provava tenerezza per le persone inconsapevolmente disinformate. Si definiva un meccanico e possedeva talento e se ne è servito per la propria carriera traendo piacere dai propri conseguimenti come ogni uomo comune. Amava mettere le mani sulle cose, vederle, cambiarle, capirle. Se volevi capire cosa fare, nel lavoro come nella vita, parlavi con lui e le sue domande ti facevano capire cosa fare. Sapeva ascoltare, sapeva parlare. E poi ti guardava sempre dritto negli occhi. Un conoscitore dell’uomo e delle cose. Per questo vorrei che i giovani, attraverso queste borse di studio, potessero avvicinarsi meglio alla meccanica, sentendo riconosciuto il loro talento. Di questo Leonardo sarebbe fiero“.